SFILATA STORICA


PRIMA COPPIA
Contesto storico
Primo Trecento, siamo nel 1306 quando Alberto Scotti fortificò il castello, ma come si vestivano? Tre strati nel ‘300: una camicia generalmente in lino lunga come la veste, una veste cioè gonnella o cotta e una sopravveste. Gli uomini si trovano spesso con la “calcepta” ovvero calza non solata, quindi oltre alle calze solate, molto delicate, sopra alle braghe/brache si trovavano da tenere sulle gambe calze non solate e calcetti (calze). Ai piedi un paio di scarpe; a realizzarle “il sarto faceva anche scarpe di panno, il calzolaio invece stivali di pelle di capra, di montone, di bove, con buche, lacci o guigge […] Ornamento delle scarpe, dette talvolta subtelares, potevano essere fibbie d’oro e d’argento.” Rosita Levi Pisetzky, Il costume è la moda nella società italiana.
La sopravveste nel primo Trecenzo era diffusa in Italia del Nord con il termine generico di guarnacca e al Sud con il nome di supertunicale.
Manuela indossa una camicia in lino, una gonnella in lana foderata con bottoni realizzati con la stessa stoffa e una guarnacca, foderata in lino, ricamata con rombi e gigli dorati.
Il particolare copricapo tipico di questo periodo era il soggolo col velo.
Sauro indossa una camicia in lino naturale, una gonnella in lino e una guarnacca o cioppa in lana foderata con abbinato un cappuccio. Due particolari da notare nella sopravveste: la spilla circolare che chiude l’apertura frontale e i fori laterali i quali sembrano tasche ma in realtà erano solo tagli senza fodera, la vera tasca, ovvero la borsa, è fissata alla cintura sottostante e dunque questi fori servivano, oltre che a scaldarsi le mani, a raggiungere la borsa.
Copricapo: cuffietta in lino allacciata sotto al meno e un tocco in lana foderata.






SECONDA COPPIA
Elena indossa sopra alla camicia in lino, una gonnella in lana blu, particolare da notare di questa veste sono i bottoni, pomelli, realizzati con noccioli ricoperti con la stessa lana della veste; come terzo strato ha una guarnacca lino rosa tinto naturalmente provvista di gheroni dalla vita alta in giù per dare ampiezza.
La dama porta il soggolo con velo in testa.
Gabriele porta una camicia in lino e al di sobra di una gonnella porta una guarnacca o guarnazzone in lana foderata provvista di cappuccio, particolare da notare un massimo di tre bottoni in metallo che, secondo le leggi suntuarie, erano consentiti per il passaggio della testa. Come copricapo: una cuffietta in lino e un tocco in lana foderata, da notare il risvolto del copricapo non lineare.





TERZA COPPIA
Contesto storico
L’autonomia ecclesiastica di Vigoleno venne definitivamente ratificata solo nel 1346, dal 1296 è attestata la sua dipendenza alla Pieve di Castell’Arquato fino al 1346 quando diventa Pieve autonoma.
Siamo verso la metà del ‘300 quando a Vigoleno dominava la famiglia degli Scotti. Ma come si vestivano? Sempre tre strati: camicia, gonnella e guarnacca, ma le maniche della sopravveste assumono una nuova forma e particolare una lunga fila di bottoni frontali per la guarnacca maschile portata sopra ad una cotta anch’essa con bottoni frontali e sulle braccia.
Anna indossa una camicia in lino, una gonnella in lino con bottoni in metallo alle braccia, dal polso al gomito, e una guarnacca in lino naturale con ricamati fiori rossi. Notare le maniche della sopravveste accorciate con lunghi lembi pendenti.
Come copricapo tipico del periodo barbette e crespine con reticella.
Alessandro indossa sopra alla camicia in lino, una cotta in lana con bottoni frontali e alle braccia realizzati con la stessa lana e come terzo strato una sovraccotta (sopravveste) anch’essa in lana foderata in lino, notare la lunga fila di bottoni in metallo frontali.
Tipico di questo periodo il copricapo: una cuffietta in lino, oveta, allacciata sotto al mento con un cappello a punta in lana foderata.
Appunto
In questo periodo è difficile la distinzione di questa veste\sopravveste Infatti vi sono due definizioni per questa tipologia di abbigliamento.
Sovraccotta/ sopravveste ovvero guarnacca quando indossata sopra la camicia, sopra la cotta/ gonnella: «i cavalieri fiorentini presero ad andar vestiti d’uno sarcotto, ovvero guarnacca stretta cintavi suso e le punte de manicottoli lunghe fino a terra foderati di vaio e ermellini. Questa stranianza d’abito non bello né onesto, fu di presente preso per gli giovani di Firenze e per le donne giovani con disordinati manicottoli, come per natura siamo disposti noi cittadini delle mutazioni de nuovi abiti, e i strani contraffare oltre al modo d’ogni altra nazione, sempre traendo al disonesto e a vanitade; ciò fu segno di futura mutazione di stato” Giovanni Villani, “Cronica” libro Duodecimo, cap.IV
Gonnella con maniche accorciate, con manicotti, quando indossata sopra alla giubba. Le maniche anche in questo caso però sono dotate di una striscia di tessuto che pende dal gomito, più o meno lunga, mostrando la giubba sottostante.





QUARTA COPPIA
Lella al di sopra della camicia e della gonnella in lino, porta una guarnacca pregiata realizzata con una seta riprodotta da una fonte storica di un paramento datato al 14º/15º secolo con ricami in filo dorato.
Particolare acconciatura di questo periodo: trecce raccolte lateralmente racchiuse in un velo fermato da una coroncina in metallo dorato
Massimiliano al di sopra della cotta/gonnella in lana porta una sopravveste foderata ricamata con gigli racchiusi in rombi in filo dorato.
Come copricapo una cuffietta in lino allacciata sotto il mento e un tipico cappello a punta trecentesco in lana foderata.






QUINTA COPPIA
Contesto storico
Nel gennaio del 1373 il castello fu espugnato dalle truppe pontifice del cardinal legato di Bologna, ma in aprile tornò in mano ai Visconti.
Verso l’ultimo ventennio del trecento rimangono i tre strati sia per l’abbigliamento femminile sia per quello maschile, l’ultimo strato, la sopravveste, si diffonde con un nuovo termine, quello di pellanda, termine di origine hoppelande, arrivato in Italia grazie alla moda oltralpe che tanto piaceva alle signorie del Nord Italia.
Maria al di sopra di una camicia e di una gonnella porta una pellanda in panno ricamato con grandi fiori particolarità di questa sopravveste sono le maniche che si allargano al gomito per poi ristringersi con due bottoni al polso formando una specie di sacco queste maniche diffuse venivano identificate come becco di pellicano, a “gozzo”.
Marco indossa come terzo strato una pellanda in seta damascata, foderata in lino, con maniche a gozzo. Da notare, come nella versione femminile, il collo alto chiuso frontalmente da una serie di bottoni: la bottoniera.
Tipico del periodo il copricapo: il cappello a sacco.






SESTA COPPIA
Contesto storico
Al 1385 risalgono gli affreschi a tema sacro realizzati all’interno della pieve di San Giorgio, patrocinati dalla nobile famiglia Scotti.
Siamo nel 1385, la pellanda era ampiamente diffusa con varie tipologie di maniche con abbondanza di bottoni.
Alessia al di sopra della camicia e della gonnella in lana a saia (diagonale), indossa una pellanda in seta ricamata in filo d’oro. Un tessuto molto pregiato, questo particolare tipo di seta è una riproduzione storica di una seta bizantina del XII secolo che fu trovata a Palermo, oggi conservata nel tesoro della cattedrale di Palermo.
La dama come i copricapo porta la tipica cuffietta di Santa Brigida corredata di velo.
Stefano come sopravveste con maniche a tromba porta una pellanda molto preziosa, chiusa frontalmente da coppie di peroli (bottoni in metallo a pera), realizzata con una seta ricamata riprodotta dall’originale, appartenente al Piviale di Bonifacio VIII, conservato presso il Museo del Tesoro della Cattedrale ad Anagni in provincia di Frosinone.





SETTIMA COPPIA
Contesto storico
Il 29 ottobre 1389 il duca di Milano Odoardo Visconti cedette a Francesco Scotti i diritti su Vigoleno e gli concesse la licenza necessaria per poter riedificare il fortilizio.
Naomi indossa una gonnella lana foderata e una sopravveste lavorata con ricami a foglie, particolare di questa pellanda: le maniche a strascico, aperte frontalmente e lunghe tutta la lunghezza della soprabito.
Isacco come terzo strato veste una pellanda in velluto di seta molto pregiato, tratta dalla fonte storica del mantello di Gian Galeazzo Visconti trovato nel sepolcro nella Certosa di Pavia nel 1889, oggi conservato presso la Biblioteca Civica Bonetta di Pavia. Particolari le maniche a sacco, larghe per poi stringersi al polso.





OTTAVA COPPIA
Carolina al di sopra di una gonnella in lana, porta una pellanda in lana rosso scuro, foderata in verde. Sopravveste dal collo alto (collaretto) indossata dalla principessa nell’affresco di San Giorgio nella Pieve qui a Vigoleno. Sulle maniche a tromba solo applicate foglie in metallo dorato, una particolarità della moda dell’epoca.
L’acconciatura è tipica di fine Trecento, una treccia attorno alla testa racchiusa da un filo di metallo dorato lavorato con 300 perle conosciuto con il termine di terzolla.
Luca indossa come veste un tipico farsetto e come sopravveste una pellanda in lana foderata in lino con varie affrappature sulle maniche a tromba e sugli orli. Una manica è arricchita da foglie in metallo dorato applicate, una fonte storica tratta dai Taquina Sanitatis, codici miniati di arte lombarda di questo periodo. Utilizzando la stessa fonte si possono vedere i calcetti ovvero calze di lana naturale con calza braghe abbinate e scarpe basse con un laccetto sul collo del piede.





NONA COPPIA
Contesto storico
Siamo nel 1404 quando un diploma di Gian Maria Visconti elevò il feudo di Vigoleno al rango di contea e Francesco II Scotti fu assegnato il prestigioso titolo di conte di Vigoleno: da quel momento, il casato ebbe potere giuridico e istituzionale nel governo del borgo e del suo circondario.
Cinzia porta una sopravveste dalle maniche molto particolari: lavorate con affrappature a foglia. La pellanda con questa tipologia di maniche aperte frontalmente e lavorate sono tratte da un’illustrazione del primo decennio del ‘400 di Valentina Visconti figlia di Gian Galeazzo Visconti tratta dal libro “Valentina Visconti tra storia e fantasia” di Carla Malvermi.
Erano di gran moda le orlate sulle maniche in questo periodo e richiedevano una certa esperienza nella realizzazione tanto che sorse addirittura l’arte degli “affrappatori”.
Angelo come veste indossa farsetto in lana foderata con maniche strette da una serie di bottoni dal polso al gomito per poi allargarsi fino alla spalla. Al di sopra del farsetto porta un mantello chiuso su una spalla da tre bottoni tipico del periodo, in lana foderato in seta broccata.
Da notare le calzabraghe, calze in lana nera foderata come il farsetto.
Come copricapo porta un cappello a sacco.





DECIMA COPPIA
Elisa porta, al di sopra della camicia in lino e di una particolare gonnella bipartita, una sopravveste molto ampia e lunga orlata in pelliccia dalle ampie aperture laterali tratta da una rappresentazione di Valentina Visconti dei primi del ‘400 tratta da “Honoré Bovet apparicion” di Jean de Meung. Nella fonte, la Visconti è rappresentata con questa tipologia di sopravveste decorata da perle frontali come se fossero bottoni, ma applicati come gioielli, senza asola.
La guarnacca, con le aperture laterali, ricorda molto quella del primo ‘300, ma a differenza di quella raffigurata nelle opere di Giotto, questa sopravveste di fine secolo e primo Quattrcento, ha le aperture laterali molto più ampie, non sono più solo sotto l’alsella, ma proseguono fino all’anca e oltre.
Presso la Chiesa del Carmine a Piacenza si può ammirare un affresco, realizzato proprio a cavallo tra ‘300 e ‘400, dedicato alle donne, l’arcata delle donne, dove ognuna di loro indossa proprio una guarnacca con grandi aperture laterali.
In questo caso si nota un abbondantissimo uso di stoffa come manifestazione di ricchezza, tirato verso il grembo per agevolare la camminata.
Particolare che si nota è l’acconciatura, due trecce laterali con una corona sul capo.
Armando indossa, come terzo strato, una pellanda nera sopra al farsetto nero con calzabraghe nere; moda che nella prima metà del ‘400 piaceva molto ai nobili di corte, una moda che risente degli influssi francesi.
Anche il copricapo indossato, diffuso all’epoca con il termine di chaperon, era molto particolare, non era altro che il cappuccio arrotolato e posto sul capo.
“Dei cappucci si può ripetere che avevano punta molto lunga e che si portavano, anziché infilati a circondare con la loro apertura la faccia, posati, piegati o intrecciati con l’apertura sulla testa, il lato che doveva circondare il collo, detto foggia, raccolto e pendente sulla destra, mentre il becchetto, che nel secolo XIV spesso diventa lunghissimo, pende sulla sinistra” Rosita Levi Pisetzky, Il costume è la moda nella società italiana, pag. 174





UNDICESIMA COPPIA
Contesto storico
Siamo nel 1441, quando Vigoleno fu tolta agli Scotti e concessa a Nicolò Piccinino, condottiero visconteo: quest’ultimo però si ribellò a Francesco Sforza, nuovo signore di Milano dal 1447, e fu perciò privato del feudo che tornò agli Scotti.
Lorenzo il nipote accompagna le nobildonne fuori dall’oratorio e porta una gonnella in cotone con ricami a foglia chiusa da una serie di bottoni, di metallo, in tutta la sua lunghezza di metallo, con abbinato un cappuccio anche esso chiuso frontalmente.
Sul capo: una cuffietta in lino e un cappello a punta in lana foderata.
Roberta al di sopra della camicia e di una gonnella dorata indossa una pellanda arricchita con perle naturali. La sopravveste in seta rossa lavorata con fili d’oro è tratta dalla miniatura coeva conservata presso il Museo Civico, archivio diocesano di Cremona, delle nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, avvenute nella chiesa di San Sigismondo a Cremona il 24 ottobre 1441. Come nella fonte, la nostra dama, porta i capelli intrecciati con una ghirlanda di erbe e fiori.
Linda sopra alla camicia e alla gonnella, stretta alle braccia da una serie di bottoni di perle, una pellanda nera broccata in filo dorato. Una preziosa stoffa per questa sopravveste di base nera sul quale si denotano decorazioni floreali dorate, un tessuto ispirato agli affreschi dei fratelli Zavattari datati al 1444 realizzati nel Duomo di Monza, l’uso del broccato d’oro è documentato anche grazie alle leggi suntuarie quattrocentesche che ne determinavano l’uso.
Particolare acconciatura tipica della prima metà del ‘400 con i capelli raccolti verso l’alto tanto che le donne dell’epoca tendevano a rasarsi la fronte per dare un senso di altezza questa alta acconciatura è racchiusa in una ghirlanda di piume di pavone su uno sfondo dorato tratta dalla fonte realizzata da Francesco di Stefano dal 1445.






La sfilata è stata preparata e gestita da Vestioevo

Si ringrazia il presentatore Andrea Alberti

SI RINGRAZIA IL FOTOGRAFO UFFICIALE DELLA SFILATA STORICA 2024 FRANCO PALLASTRELLI
Si ringraziano
– AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI VERNASCA
– IL BORGO DI VIGOLENO, BANDIERA ARANCIONE DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA
– LO STAFF DI VISIT VIGOLENO
– IL FAI DELEGAZIONE DI PIACENZA
– I CASTELLI DEL DUCATO DI PARMA, PIACENZA, GUASTALLA E PONTREMOLI
– LO STAFF DI ALTAVALDARDA – COLLINE EMILIANE
– LA SCUOLA D’ARME GENS INNOMINABILIS DI CASTELL’ARQUATO
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