Il “Ritratto di dama”, noto oggi anche come “Belle Ferronnière”, è un dipinto di Leonardo da Vinci databile al 1490-1495, conservato nel Musée du Louvre di Parigi.
Un quadro ancora misterioso dato che non si è a conoscenza della nobildonna che Leonardo dipinse durante il suo primo soggiorno a Milano.
Tante le ipotesi sull’identità della donna ritratta si sono accavallate nei secoli: forse Lucrezia Crivelli, amante di Ludovico il Moro alla cui corte Leonardo soggiornava; altre ipotesi hanno provato a identificare Isabella d’Este, sua sorella Beatrice, moglie del Moro, oppure Elisabetta Gonzaga. O la stessa Cecilia Gallerani, la “Dama con l’ermellino” conservata a Cracovia, magari con qualche anno in più. In realtà nessuna delle proposte è ritenuta convincente da una parte sostanziale e unanime della critica.
Secondo lo studioso e critico Federico Zeri l’elegante dama ritratta è probabilmente Lucrezia Crivelli subentrata a Cecilia Gallerani, come amante di Ludovico il Moro anche se le teorie sulla sua identità sono molteplici.
L’abbigliamento della dama è molto curato, ma non particolarmente sfarzoso e lussuoso infatti, nel dipinto, non vi è la presenza di vistosi gioielli, comunque si tratta di una donna altolocata dato il suo abbigliamento.
La donna indossa un sontuoso abito rosso dal decolleté quadrato ricamato portato con eleganza e discrezione e dalle maniche fuoriesce la camicia. Questa era il primo indumento indossato direttamente a contatto con la pelle; era lunga e talvolta molto larga, confezionata con tele pregiate, d’Olanda, di Reims, di Cambrai, di bisso di lino con maniche lunghe e larghe per permettere un gioco elegante di “sbuffi”.
La donna del dipinto, vista la preziosa stoffa arricciata sulle spalle, indossa una “Camisia una tele cambraie cum manicis latis usque ad terramI” cioè una camicia di tela di Cambrai con grandi maniche lunghe ovvero una camicia confezionata con un tessuto molto fine, trasparente e leggero di mano morbida, realizzato in puro lino a filati sottili.
La moda del periodo era quella di far vedere la camicia dalle “finestrelle”, tagli sulle maniche, infatti sopra alla camicia le donne indossavano in inverno la “gamurra” di lana e dai colori scuri, senza nessuna sopravveste, conosciuta a Milano con il termine di “socha”, “zupa” o “zipa”; si presentava ampia, aperta davanti, ma chiusa da file di bottoni o con cordicelle di seta fine completate all’estremità con puntali di metallo, d’oro o d’argento conosciuti come “aghetti” per la loro forma a punta o “agugelli”. I lacci venivano fatti passare attraverso file di occhielli o nelle “magliette” cioè anellini metallici cuciti sugli occhielli o al posto di essi.
Le donne, in primavera-estate, sopra alla camicia portavano la “cotta”, molto simile alla gamurra, ma confezionata con colori brillanti e vivaci, con tessuti leggeri come la seta o il broccato italiano e, com’era moda del periodo, aveva come soggetto la ripetizione di motivi geometrici o floreali o animali
La donna nel dipinto indossa un’elegante cotta (visti i disegni geometrici) in velluto o in seta o in broccato italiano e aveva come soggetto la ripetizione di linee.
La vita stretta crea un’elegante gioco tra un corpetto stretto, che evidenzia le forme, e un’ampia gonna. Le maniche sono allacciate all’abito attraverso nastri di seta.
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