Il Pomo d’ambra nel Medioevo
Le fonti
“Già nel 1287 un pomme de ambra è menzionato in un inventario del cardinale Goffredo d’Alatri (Gottifredo di Raynaldo, anche noto come Goffredo di Raynaldo o Goffredo da Alatri, fu un cardinale italiano, che ricoprì anche la carica di podestà di Alatri dal 1286 al 1287) e altri sono nel 1295 nel tesoro di Papa Bonifacio VIII, ma i precedenti immediati e i paralleli del gioiello genovese sono quelli vivacemente descritti in rima da Olivier de la Haye: nel poema dedicato alla grande peste del 1348 […] Un’immagine suggestiva consegnadi questi monili una delle miniature del Breviario Grimani (Venezia, Biblioteca Marciana): accanto a una «pace», a pendenti di varie fogge, sono rappresentate ben sette di queste pommes – sei argentee e una aurea, tutte lavorate a traforo come quella di Genova, ma, diversamente questa, non figurate. […] ben tre pomanders lavorati a giorno, con placchette smaltate ai due poli e anellini di filo d’oro a riempire gli spazi fra queste e la banda centrale, anch’essa smaltata, citati nell’inventario di Luigi Id’Angiò (1379-80), sono detti – non pare un caso – lavorati alla maniera di Genova.”
Da “«Due pommes de musc» quattrocentesche a Genova. Appunti per una storia dell’oreficeria profana medievale in Liguria” di Clario Di Fabio
“Il pomander, ampolla-pendente per contenere miscele di sostanze aromatiche,è un altro ornamento con caratteristiche funzionali. Tipicamente medievale, probabilmente indossato per necessità più che per bellezza, il pomander, dal francese pomme d’ambre, cioè «mela d’ambra», è un contenitore di profumi, quali l’ambra grigia (da cui il nome), il muschio, lo zibetto. […] il pomander è stato indossato come protezione contro l’infezione inperiodi di pestilenza o semplicemente come un oggetto utile a confondere i cattiviodori. Generalmente di forma sferica, era per lo più realizzato in oro o in argentotraforato, appeso al collo come pendente o attaccato alla cintura. A volte conteneva più partizioni, in ciascuna delle quali era posto un profumo diverso.”
Da “Annuario Accademia di Belle Arti di Venezia” a cura di Alberto Giorgio Cassani
“Il più delle volte portati al collo, hanno nella loro funzionalità pratica, quella del contenere, il motivo principale del loro uso. Conservare, quindi, custodire segretamente un profumo, unguenti medicali,olii. In una società come quella del passato, dove il lavarsi non era cosa semplice e frequente, si sentiva la necessità di profumarsi e di avere sempre a portata di mano essenze profumate e balsami, atti a odorare la propria persona,ogni qualvolta lo si desiderava. Di questi gioielli profumati, collane, orecchini, bracciali, bottoni, cavi e contenenti le preziose sostanze profumanti, troviamo dal 1200 in poi tracce numerose negli inventari di nobil donne. Di particolare interesse, sono i cosiddetti «pomander», dal francese mela d’ambra proprio a indicare la loro forma.”
Da “Reation poetique – un’indagine sul gioiello tra simbolo e forma” Politecnico di Milano Facoltà del design Corso di laurea in fashion design a cura di Laureanda Chiara Scarpitti, Relatore Alba Cappellieri, Correlatore Gian Carlo Montebello
“Nel 1174 alla corte di Re Baldolivo di Gerusalemme, vennero inventati i pomanders. Il metallo traforato, col quale erano generalmente formati questi contenitori, permetteva di lasciar traspirare l’essenza dell’impasto di erbe aromantiche, spezie e olio di rose o altri liquidi contenuto al suo interno. In base alle possibilità economiche del proprietario, i materiali di cui erano fatti i pomanders potevano variare, semplici vasetti di terracotta, bussolotti di legno, sachetti di zendalo (finissima seta), sfere di stagno, d’argento, d’avorio, persino d’oro. Per essere odorati spesso, i pomanders, venivano appesi alcollo, alle cinture o tenuti al polso ed ebbero un grande sviluppo durante la Peste Nera del 1348, poichè si credeva che le essenze oltre a coprire i cattivi odori, fossero utili per tenere lontane le malattie.”
Da “I Pomander” di Grechi Giardini
“I signori che si avventuravano per le strade della città erano soliti tenere davanti al naso un fazzoletto imbevuto di essenza; quelli più abbienti, invece, stringevano una pomme, un pomo, di profumo o di ambra. Questi pomi odorosi erano piccoli recipienti sferici, realizzati in metallo nobile, talvolta impreziositi da gemme, in cui era contenuto appunto del profumo. Pare siano stati fabbricati già prima del XIV secolo, perché l’imperatore Federico Barbarossa ricevette dal re di Gerusalemme, nel1174, diversi pomi odorosi d’oro pieni di muschio. Il pomo d’ambra, fatto con questa sostanza profumata estratta dalle concrezioni intestinali del capodoglio, viene presentato nel medioevo come rimedio sovrano contro la peste. […] In questo modo si pensava di sanificazione l’aria prima del suo ingresso nei polmoni, analogamente a quanto avveniva bruciando le pastiglie o i piccoli coni di incenso. Le ho messe sono rimaste in voga per tutto il secolo, il loro contenuto però variava in base alle disponibilità dicoloro che le adoperavano. I profumi di origine animale erano i più apprezzati, ma senza dubbio anche i più rari.”
Da “Storia dei profumi. Dagli dèi dell’Olimpo al cyber-profumo” di Brigitte Munier
“Nel 1347, un vascello genovese di ritorno da un viaggio sulle coste del Mar Nero, riporta con sé la peste. Nel giro di un anno tutta l’Europa è contagiata: aspersioni, fumigazioni e vini aromatizzati sono utilizzati per lottare contro il contagio. Uomini e donne inalano materie aromatiche preziose contenute in palline odorose, chiamate anche mele di musc o di ambra, in seguito pomanders. […] Questi oggetti erano tipicamente a forma di pera o di mela, dal francese «ambre du pomme», mela ambrata. I pomanders venivanoriempiti con una miscela di diverse sostanze resinose.”
Da Accademia del Profumo, Via Accademia, Milano
“C’era un tempo in cui le strade erano delle discariche a cielo aperto, dove tutto confluiva; resti di cibo, carogne d’animali, escrementi. Non meno pulite le case, prive di rete fognaria e acqua corrente, così come le persone, che passavano anni senza lavarsi. Il cattivo odore, per usare un eufemismo, era sovrano e i pochi che cercavano di sfuggire ai malefici olezzi facevano affidamento ai Pomander. Chiamato pomo d’ambra (Pomander) in inglese, pomo di muschio (Bisamapfel) dai tedeschi pomo d’oro o di mirra, deve il nome dal suo contenuto originale: una palla di ambra, mela o ambra, che peril suo odore, veniva usato nel Medioevo per proteggere dalle terribili epidemie di peste e dal cattivo odore. Olivier Haye scrisse una poesia su la Grande Peste del 1348: «Pomo d’ambra, è una mela artificiale, fatta di ambra e molti altri materiali pregiati è molto profumatache conforta il cervello e difende contro la malizia dell’aria». Nelle strade e nelle abitazioni la sporcizia regnava; fluidi corporei, spazzatura, e ogni sorta di rifiuto, rendevano l’aria putrida, così come assente era l’igiene personale. La gente pensavache la causa della morte nera dipendesse dall’olezzo persistente che aleggiava sulle città. La convinzione era che il gradevole profumo di un pomander potessee respingere la malattia in aria. Il pomander veniva usato non solo per assicurare una protezione per la peste ma per coprire gli effluvi dovuti alla cattiva aria, veniva riempito con una miscela di diverse sostanze resinose. Esistevano anche modelli con più sezioni, per inserire diversi profumi, aromi, spezie e a volte un compartimento con unaspugnetta imbevuta di aceto balsamico. Solitamente appesi al collo o alla cintura questi oggetti erano tipicamente a forma di pera o di mela, dal francese «ambre du pomme», mela ambrata.”
Da “Alla scoperta della storia dei pomander: scrigni profumati nati nel medioevo per combattere gli olezzi e proteggersi dalla peste” di Vanessa Caputo
“Guido di Baisio era riconoscibile a stento per via della lunga striscia di tessuto avvolta intorno al capo, alla bocca e al naso. Coperto per intero da una cappa nera portava appeso al collo un pomme d’ambre 14 da cui fuoriusciva un effluvio di ambra e benzoe.
– Guido da Baisio abate (Reggio Emilia, 1285 ca. – Ferrara, 21 aprile 1349) è stato un vescovo cattolico italiano –
14. ciondolo traforato di forma sferica ovale perlopiù d’oro o d’argento, in cui si racchiudevano resine profumate quali ambra, incenso, mirra, e benzoino (benzoe in latino medievale). Oltre che per uso cosmetico, veniva impiegato per proteggersi dal contagio della peste e di altre malattie.”
Da “L’abbazia dei cento delitti” di Marcello Simoni
“Da Ippocrate in poi, le essenze sono state utilizzate nelle pratiche curative, bagni aromatici, massaggi e inalazioni, terapie comuni per risolvere ogni sorta di problema di salute. Inoltre la fumigazioni delle piante aromatiche ed è sempre stato utilizzata nella prevenzione delle malattie durante le epidemie e per arginarle. Il rosmarino, il pino e il ginepro venivano bruciati all’aperto e si indossavano dei pomander per tenere a bada il contagio.”
Da Università degli studi di Torino facoltà di Scienze della Formazione corso di laurea in Pedagogia, Tesi di laurea “Le ragioni della medicina non convenzionale: una ricerca quantitativa in Piemonte”, Relatore Renato Grimaldi, Candidata Catiussa Greco
“Mout ierent gent li autre membre,
Mais plus olant que pome d’ambre
Avait dedenz un saintuaire,
Couvert d’un precieus suaire…”
Da “Roman de la Rose” iniziato nel 1237 da Guillaume de Lorris, finito da Jean de Meun tra il 1275 e il 1280
“Le altre membra erano molto belle,
Ma più profumato di un pomo d’ambra
C’era all’interno un reliquiario,
Coperto da un prezioso sudario”
Traduzione da “Isomorfismi sessuali ed emergenza dell’io in ‘Tre donne intorno al cor mi son venute'” di Raffaele Pinto
“Grazie al suo intenso profumo possiede il massimo grado la proprietà di rafforzare i sensi e tonificare il corpo, di confortare tutti i temperamenti, di facilitare la respirazione.”
Da “Les pouvoirs de l’odeur” di Annick Le Guérer, traduzione “I poteri dell’odore” di Boringhieri
«Due pommes de musc» quattrocentesche a Genova. Appunti per una storia dell’oreficeria profana medievale in Liguria” di Clario Di Fabio estratto da “Napoli, l’Europa – Ricerca di Storia dell’Arte in onore di Ferdinando Bologna” a cura di Francesco Abbate e Fiorella Scricchia Santoro
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