Nella prima metà del XI secolo, l’indumento femminile più diffuso era la tunica; questa era lunga e semplice con le maniche strette.
A partire dal X secolo le testimonianze pittoriche dell’Italia longobarda vennero largamente integrate dal vasto materiale figurativo dei rotoli liturgici miniati, si trattava di rotoli di pergamena formati da fogli cuciti insieme; di regola vi erano inserite anche miniature illustrate e, di 31 rotoli pervenutici, 28 sono Exultet.
Una testimonianza storica dell’abbigliamento femminile nella prima metà dell’anno mille la troviamo in una miniatura nell’Exultet Vat. Lat. 9820 del 1028 in cui si rappresenta una figura femminile; l’illustrazione dai colori rosso, giallo e verde, mostra i coniugi Mele di Bari e la moglie Alferada.
Gli studiosi di queste miniature descrivono questa figura femminile con il capo coperto, con una lunga tunica dal taglio verticale e dalle strette maniche.
La figura della donna nei primi anni del XI secolo non era particolarmente rappresentata e nelle descrizioni appare avvolta da un ampio velo che la copre dalla testa ai piedi.
Gli scrittori del XI secolo furono unanimi nel descrivere l’abbigliamento femminile di base: una semplice tunica sottostante a una lunga veste che nella lunghezza e nelle maniche aveva foggia e ornamenti diversi.
Foggia e ornamenti dipendevano dalla classe sociale a cui la donna apparteneva, l’uso della seta era molto diffuso tra i nobili, le sete più pregiate arrivavano dal Sud Italia, in particolar modo dalla Sicilia queste vesti erano guarnite con ricami che ricordavano i contatti con l’oriente attraverso le colonie normanne ed i crociati i quali dall’oriente portavano stoffe fastose; tra le donne dei ceti sociali più bassi erano diffusi tessuti grossolani e la lana per quelle che se la potevano permettere, ma anche la lana era differente dalle donne ricche in quanto queste prediligevano quella più pregiata proveniente dalle Fiandre.
L’abito delle donne comuni era composto da grandi tele cucite con stoffe rustiche perché doveva essere molto resistente dato che doveva durare nel tempo, non presentava nemmeno particolari ricami. Le donne erano solite, per quelle che potevano permetterselo, avere un abito per le occasioni festive e cerimoniali; quest’abito era spesso tramandato come eredità di madre in figlia anche fino alla terza o quarta generazione.
La “roba” (guardaroba) femminile era composto da una lunga tunica tagliata verticalmente.
La veste era cucita in un unico pezzo più stretta all’altezza del seno (a questa altezza si poteva aprire una fessura per facilitare l’allattamento dei neonati), cucita sulle spalle e ai lati delle maniche, le quali erano dritte e strette. Non avendo lacci o bottoni, la veste aveva un’apertura superiore larga quel tanto che bastava per agevolare la vestibilitá. Questa tunica era molto facile da cucire, aveva la forma di un sacco lasciando lo spazio necessario per il petto e il foro per la testa è abbastanza grande, ma non troppo grande in quanto non erano permesse scollature troppo ampie.
La veste era fatta di seta “prescelta” solo per un’élite, questa era fermata in vita, da una cintura in stoffa o in metallo. La caratteristica del guardaroba delle dame era il colore in favore dell’uso di vesti di seta dai vividi colori e con ricchi ricami.
La decorazione ricamata era molto diffusa. Ritrovamenti archeologici hanno dimostrato che tra la nobiltà era diffuso l’uso di gioielli, più comunemente spille per fissare il mantello, ma anche fibbie, borse, collane e altre forme. Fibbie, spille, fermagli e gioielli costituivano elementi funzionali nell’abbigliamento.
Al di sopra della veste, principalmente nei mesi invernali o nelle occasioni cerimoniali, si indossava un mantello di lana: consisteva in un tessuto tagliato a forma circolare o quadrata fissato su una spalla da una spilla rotonda. Anche i mantelli, tra i nobili, erano particolarmente ricamati con figure cristiane con iscrizioni, con figure antiche (come Ercole) o con immagini che rappresentavano i segni dello Zodiaco ed erano impreziositi da ricami a filo d’oro.
Il mantello poteva essere orlato con pelliccia di animali cacciati localmente come agnello, lepre, marmotta…
Le donne dei ceti più bassi utilizzavano il mantello unicamente per proteggersi dal freddo e dalla pioggia, in alternativa, le donne del XI secolo, portavano un velo che poteva essere indossato dando un giro su una spalla, sul petto e, passando dietro al collo, sopra all’altra spalla per dare un effetto simile a quello del mantello.

Immagine tratta da “A History oh Fascion”, J. Anderson Black – Madge Garland – Frances Kennett, Orbis 1980
Con il Cristianesimo, le donne sposate sono tenute a coprire i capelli, almeno in pubblico, con un mantello avvolto al capo e appoggiato alla spalla, con un copricapo che poteva essere cucito direttamente al mantello coprendo tutta la testa e il collo lasciando libero solo il viso o con un semplice fazzoletto.
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