Dalla metà del XII secolo, mentre l’arte romanica era nel suo pieno sviluppo apparivano un po’ dovunque gli elementi che caratterizzarono lo stile gotico: l’arco acuto, la volta a crociera di ogive, l’arco rampante. In questo stile predominavano le linee verticali su quelle orizzontali e anche nel costume, come in architettura, lo stile comincia ad esprimersi con il desiderio di fare apparire le forme più snelle, più longilinee questa tendenza cominciò a manifestarsi particolarmente in Francia con l’allungamento delle vesti comprese quelle maschili il cui bordo inferiore durante il periodo precedente non era mai sceso oltre il ginocchio fatta eccezione per gli abiti dei nobili e degli ecclesiastici.
L’abito maschile della seconda metà del XII secolo era costituito da una veste di colore chiaro, spesso bianco (il bianco dell’epoca assomigliava all’attuale beige) lunga fino al suolo: la “chemise” o “chainse” che faceva le funzioni della camicia.
Sopra questa si portava il “bliaud” o “bliaut”, una veste di colore diverso dalla chemise, spesso scuro e solitamente bordata al collo e ai polsi fermata in vita da una lunga cintura di cuoio o di tessuto talvolta ingioiellata, le cui estremità ricadevano anteriormente dalla fibbia arrivando perfino a strofinare il suolo. Alla cintura veniva appesa una borsa a sacchetto “aumoniè”.
Il mantello era fissato in vari modi: annodato sul petto, affibbiato sulle spalle, mantenuto aperto sul davanti con un cordone che teneva i lembi separati. I colori più usati erano il verde, il rosso e il blu.
La “roba” (il termine con cui si indicava il guardaroba) maschile era così costituito: sulla pelle nuda si portavano direttamente, anche se non sempre, la chemise e a volte le “mutande” (simili a pantaloncini) che i longobardi chiamavano “femoralia”. Vi si sovrapponevano poi due vesti, una tunica con maniche aderenti e una con maniche più larghe, che poteva anche essere sostituita da un mantello. Al di sotto, gli uomini, indossavano le brache in lino o in lana. Il clima gelido delle case sprovviste di camino e l’assenza di finestre a vetri, determinò la diffusione della pelliccia, elemento di lusso usato come fodera.
Il “bliaud” era un indumento simile alla “chemise”; con tale nome però si identificava la sopravveste, era di foggia assai semplice e veniva portato dai nobili. Una volta indossato il tessuto tagliato a forma rettangolare veniva trattenuto ai polsi e i lembi ricadenti posteriormente e anteriormente erano fatti aderire alla vita con una cintura. Ciò produceva una notevole ricchezza di stoffa che facilitava i movimenti. Era fermato in vita, inizialmente da una cintura in stoffa o in pelle lavorata e decorata, col tempo la cintura venne avvolta due volte intorno alla vita e annodata davanti.

Immagine tratta da “A History of Fashion”, J. Anderson Black, Madge Garland, Frances Kennett, Orbis, 1980
Il bliaud arrivò in Italia da nuova moda francese, rappresentava l’unione di due stili di abbigliamento: uno corto (al ginocchio) che richiamava le tuniche della vita quotidiana dell’impero romano e le corte tuniche indossate dai barbari invasori e uno lungo (alla caviglia) discendente delle classi superiori romane e influenzato dalla moda bizantina. Nel Sud Italia il bliaud risente di queste lunghe tuniche bizantine e nel Duomo di Monreale a Palermo, Guglielmo II di Sicilia (1153 – 1189) è raffigurato con un bliaud lungo, come gli angeli nella parte superiore del mosaico.
Alla metà del 1100 questa veste arrivava alle ginocchia, quelle più lunghe venivano inserite nella cintura lasciando vedere la tunica lunga sotto; si allargava abbondantemente nella parte inferiore del braccio, ogni orlo era decorato con ricami importanti, disegni geometrici, floreali, arricchiti con perle e oro su una base di seta di colore differente da quello della veste.
Un affresco della chiesa di S. Clemente a Roma della seconda metà del XII secolo raffigura chiaramente l’uomo, sul lato sinistro, vestito con un bliaud lungo sino al ginocchio, rialzato sul davanti e si vede chiaramente la tunica chiara sottostante e la cintura di diverso colore. Ha una scollatura rotonda decorata e maniche lunghe e ampie.
Le calzature erano molto diverse tra loro, ma si potevano suddividere in due categorie: scarpe e stivaletti. Le scarpe erano in stoffa o pelle; gli stivaletti erano di cuoio spesso, chiusi alla caviglia con un gran numero di stringhe, venivano utilizzati maggiormente nei mesi più freddi. Scarpe e stivaletti non presentavano una suola, erano grossolani e semplici.
Altro accessorio era il copricapo, disponibile in diverse forme: berrette di lana o tela, cappucci, cuffie con paraorecchie per l’inverno o “infulae” per l’estate.
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