Il Blu

Il blu profondo si poteva ricavare attraverso la macinazione di lapislazzuli creando così una polvere più o meno fine; il termine deriva dal latino “ultramarinus” ovvero “al di là del mare” poiché il pigmento era importato in Europa via mare dalle miniere in Afghanistan grazie al commercio italiano durante il 1200 e il 1400.

Il blu si diffuse in varie tonalità conosciute con i termini di “azzurrum oltremare”, “azzurrum transmarinum”, “azur d’Acri”, “pierre d’azur” e “azurinus adurinis” blu ceruleo.

Il lapislazzuli iniziò ad essere utilizzato durante il corso dell’Alto Medioevo quando, verso il 500, 600 d. C., il colore blu venne valorizzato e usato nelle pitture rupestri Afghanistane, proprio nei pressi delle più famose fonti del minerale. Il colore venne commerciato in Asia dove, dal X secolo, compariva nei dipinti cinesi; con l’XI secolo si diffuse in India grazie alle pitture murali e dal XII secolo emerse anche nei manoscritti anglosassoni e nei secoli successivi in tutta Europa.

Nell’abbigliamento, per i greci il blu era conosciuto col termine “cyanos” con derivazione “cianotico” infatti era il colore di chi soffriva, di chi stava male; per i Romani, il blu era considerato il colore delle classi operaie infatti i nobili ed i ricchi erano soliti ad indossare abiti di colore bianco, nero, rosso o viola. Venne assegnato anche ai barbari, a tal proposito Giulio Cesare attribuì a Celti e Germani il blu come tintura per i loro volti per spaventare i loro nemici. Il colore però venne ampiamente utilizzato come si trovava nelle pareti delle ville romane e a Pompei dove vi erano affreschi di brillanti cieli blu. Fino al Medioevo il colore blu rimase poco diffuso ad esempio nell’Antico Egitto il blu rappresentava una sorta di portafortuna per l’aldilà, ma comunque presente in zaffiri e in turchesi.

Il cambiamento simbologico ed espressivo vi fu con l’avvento del Cristianesimo poiché il blu fu il colore della Vergine Maria quindi da un significato povero e barbaro per i romani e sofferente per i greci si passò ad una considerazione positiva del blu, come colore di serenità, pace e ricchezza dell’animo. I Magi in “Magi davanti a Erode” del 440 d. C. nella Basilica di Santa Maria Maggiore sono rappresentati con ricchi abiti blu con decorazioni e ricami.

Tra il 1130 e il 1140 a Parigi, l’abate Suger, nella Basilica di Saint Denis fece installare vetrate colorate con cobalto, che, combinato con la luce dal vetro rosso, si creava una luce violetta bluastra in tutta la chiesa; la struttura divenne una meraviglia per il mondo cristiano e il colore divenne noto come il “bleu de Saint-Denis”, negli anni seguenti vetrate blu ancor più prestigiose furono installate in altre chiese, come nella Cattedrale di Chartres e nella Sainte-Chapelle di Parigi. Il colore si diffuse nei ricchi costumi del clero o in architettura o appunto decorazione delle chiese. Da un’iniziale rappresentazione della Vergine Maria con vesti di un blu tenue, grazie all’arrivo nel 1200 del lapislazzuli in Europa dall’Asia, venne rappresenta con vesti di blu brillante, un ricco blu più chiaro: il blu oltremare. Da qui, il colore venne assegnato a umiltà e virtù.

Re Luigi IX di Francia, conosciuto come Saint Louis (1214 – 1270), divenne il primo re di Francia ad indossare regolarmente abiti di color blu, un’abitudine copiata dai nobili; Re Artù, nei dipinti, venne raffigurato vestito di blu. Il colore divenne di uso reale e di conseguenza anche il colore dei ricchi e potenti in Europa. Per i tessuti si usava un distillato ricavato da due arbusti: l’indigofera e il guado o “isatis tintoria”. Alla fine del 1200, la Francia, diede il via ad una serie di innovative tecniche di miscugli per cui si riuscisse a produrre un indaco artificiale. Il blu brillante ambito tra ricchi e nobili era utilizzato durante le cerimonie o durante importanti avvenimenti mondani o politici. Inizialmente in Francia e poi in Italia, la tintura di stoffa blu fu oggetto di licenza dai signori; in Italia, la tintura di blu fu assegnata a una coorporazione “la Tintori di Guado” togliendo la libertà di produzione dato che l’uso del blu implicava una certa dignità e ricchezza.

Da un’iniziale ideologia in cui il blu era associato all’oscurità e quindi al male e, nei secoli avvenire, al contrario, secondo appunto la simbologia cattolica, il colore blu rappresentava la fede e, per estensione, la fedeltà infatti si considerava il blu dei cieli in concomitanza al Dio dei Cieli, basti pensare ai soffitti e alle decorazioni blu del Palazzo dei Papi del 1300 ad Avignone.

Nel 1348 fu impedito l’uso di vesti scure, quindi anche il blu, durante la Grande Peste per non procurare sconforto e disperazione tra gli ammalati, con il XV secolo l’uso del colore riprese a livello commerciale e si diffuse anche tra i ceti medio bassi, ma di tonalità spente e pallide, al contrario dei blu brillanti appartenenti agli abiti nobiliari i quali potevano permettersi una grande quantità di tintura; così in cavalleria come il manto della Vergine Maria di color blu, rappresenta giustizia, spiritualità e lealtà. Rimase dunque il colore per eccellenza per la nobiltà tra il XIII è il XIV secolo e nel simbolo araldico rappresentava appunto fedeltà e giustizia. Ad esempio, un’amante che indossava il blu, trasmetteva fedeltà. Dalla metá del XIV secolo, vista la grande disponibilità di tintura di isatis, anche i contadini vestivano di blu.

image

image

image

image

image

Tacuinum Sanitatis

Tacuinum Sanitatis

 

image

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: