Cimiero, cercine e svolazzo

Cimieri e Cercine ad uso militare
Nel XII secolo il “signum” o “vessillo”, che era riportato sullo scudo o sulla bandiera, passò ad adornare anche l’elmo. Fino a quel momento i cappelli d’arme e in seguito gli elmi conosciuti come “elmi a bacinetto” risalenti al XI secolo, lasciavano scoperto completamente il viso ai quali successivamente fu aggiunta sul davanti una lista di metallo a protezione del naso conosciuta come “nasale” e l’elmo prese così il nome di “bacinetto a nasale”. Col passare del tempo gli elmi si presentavano tutti chiusi, in modo da coprire non solo la faccia, ma anche il collo, come nell’elmo “pentolare” del XII/XIII secolo, fino alla “barbuta” del XIV/XV secolo, “a cancelli” sulla parte frontale del XIV secolo per dare larghi spazi alla vista dell’avversario o “a bigoncia” che copriva abbondantemente la parte posteriore del collo o “a becco di passero” del XV secolo nato per i tornei; queste tipologie di elmi risultavano comodi a ricevere le figure del vessillo.

Tra il XIII e il XIV secolo, il vessillo passò ad adornare la cima dell’elmo e contemporaneamente si diffuse il “cimiero” così gli elmi sormontati dal cimiero assunsero un carattere araldico.

Particolare da Armeria del Castel Coira, Sluderno, Bolzano

Particolare da Armeria del Castel Coira, Sluderno, Bolzano

Un cimiero da pentolare lo si trova conservato nell’armeria del Castel Coira, che raccoglie soltanto pezzi appartenenti alle famiglie Matsch e Trapp, la cui datazione si aggira attorno agli inizi del XIV secolo, tra le armature dei Conti Mazia. Il più delle volte queste decorazioni militari riproducevano la figura dello scudo, ma si trovavano esempi di cimieri del tutto indipendenti da quella; potevano essere cambiati con facilità specialmente per distinguere un ramo di una famiglia da un altro ad esempio nel caso del pentolare con cimiero del Principe Nero Edward di Woodstock (1330-1376).

Sala dell'Armeria del Castel Coira, Sluderno, Bolzano

Sala dell’Armeria del Castel Coira, Sluderno, Bolzano

Cimerio sull'elmo del Principe Nero

Cimiero sull’elmo del Principe Nero

Particolare della Sala Armeria, Palazzo Ducale a Venezia

Particolare della Sala Armeria, Palazzo Ducale a Venezia


Cimiero Visconteo, Castell’Arquato (PC)


Fare cimieri divenne una vera arte, nell’opera in volgare “Il Libro dell’Arte” realizzata tra il 1396 e il 1427 da Cennino di Andrea Cennini (Colle di Val d’Elsa, 1370 – Firenze, 1440) pittore e scrittore italiano, si legge
“Quando ti viene il caso di fare alcuno cimieri o elmo da torniero, o da rettoriche abbino andare in signoria; prima ti conviene avere cuoio bianco, el quale non sia concio se non con mòrtina o vuoi cefalonia: distendilo e disegna il tuo cimiere come lo vuoi fatto; e disegnane due, e cuce insieme l’uno con l’altro, ma lassa tanto da un de’ lati, che vi possa mettere del sabbione, e con una bacchetta el priemi tanto che gualivamente sia ben pieno.

Quando così hai fatto, mettilo al sole per più dì; quando è bene asciutto, tirane fuori il sabbione; poi della colla usata da ingessare togli, e incollalo due volte o tre. Poi abbi del gesso grosso macinato con colla, e miscolavi dentro della stoppa battuta, e fa’ che sia sodo a modo di pasta; e di questo gesso va’ ponendo e bozzando, daendoli quella forma o d’uomo o d’animale che abbi a fare o d’uccello, assimigliandolo el più che puoi. Fatto questo, togli del gesso grosso macinato con colla liquido e corsivo a pennello, e sopra questo cimieri ne darai tre o quattro volte a pennello. Poi quando è ben secco, radilo e puliscilo, sì come fai quando lavori in tavola. Poi a quel modo medesimo, come t’ho mostrato a ingessare di gesso sottile in tavola, per quel modo ingessa questo cimieri. Quando è secco, radilo e puliscilo; e poi se bisogna fare occhi di vetro, con gesso da rilevare li commetti e rilieva, se di bisogno è. Poi se ha essere d’oro o d’ariento, metti di bolo, sì come in tavola, e tieni in ogni cosa quel medesimo modo, e così del colorire; vernicandolo a modo usato.”

Divenne usanza nei sepolcri dei cavalieri e dei nobili, accanto allo scudo, trovasi sempre l’elmo sormontato dal cimiero.

I cimieri erano realizzati con legno, con stoppa oppure con panno questo perché non era consuetudine usare materiali costosi, ma si trovavano anche di cuoio o di ferro e colorati con pitture resistenti alla pioggia.

Questi cimeri venivano fissati all’elmo per mezzo di viti o legacci, per non mettere in mostra questi agganci venivano utilizzate stoffe rigonfie e attorcigliate che portavano gli stessi colori dello scudo in forma di ghirlanda o di ciambella conosciute con il termine di “cercine”.

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Queste “ciambelle” in stoffa erano generalmente fornite di mantelline che ricoprivano la parte posteriore dell’elmo, un’usanza tramandata dai crociati che portavano sull’elmo del tessuto per ripararlo dal sole e, uno dei metodi per bloccarlo, era appunto una striscia di tessuto.

Dal momento in cui le cercine erano sovrastanti all’elmo, erano veri e propri mezzi utili a smorzare i colpi che si ricevevano sulla testa, ma nello stesso tempo servivano a trattenere sull’elmo gli “svolazzi” o a nascondere l’attaccatura del cimiero.

Per “svolazzi” si intende la parte di stoffa che faceva da ornamento esteriore frastagliato che scendeva dalla parte posteriore.

Cimieri e cercine della famiglia Miniutolo Capece, Codice corsiniano, Roma

Cimieri e cercine della famiglia Miniutolo Capece, Codice corsiniano, Roma

Gli svolazzi dell’elmo erano attaccati direttamente al cercine, utili anche per difendersi dal calore che si creva all’esposizione del sole sotto l’elmo d’acciaio.

Nel XIV secolo erano generalmente realizzati con una stoffa tutta unita e si presentavano a forma di fazzoletto dai bordi lineari; dopo la metà del secolo i bordi degli svolazzi divennero abbondantemente frastagliati mostrando le affrapparure “a foglia” “a scacco” o “a merli”, drappeggi realizzati dalle consorti che li ricamavano e li arricchivano di decorazioni.

Svolazzi affrappati

Svolazzi affrappati XV secolo

Stemmi delle famiglie Sforza e Visconti

Stemmi delle famiglie Sforza e Visconti

I colori e i materiali erano solitamente gli stessi del cercine, inizialmente erano scelti secondo il gusto personale o in abbinamento a quelli del cimiero; nel 1400 si presentavano con due facce, il colore della parte esterna era diverso dal colore della parte interna.

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