Il farsetto

Il farsetto, nel tempo, subisce diversi cambiamenti per quanto riguarda forme, confezioni e chiusure. Dalle maniche dello stesso tessuto e quindi dello stesso colore la cui testimonianza ci arriva dai ritrovamenti del farsetto di Pandolfo III signore di Fano o dalle immagini del condottiero Cola di Rienzo per il XIV secolo e quindi “a prosciutto” tipiche del XIV secolo appunto.

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Nel XV secolo si passò anche alle maniche tubolari in “La leggenda della vera Croce – Il supplizio dell’ebreo” datato tra il 1452 e il 1459 di Piero della Francesca o nell’opera di Benozzo Gozzoli presso la Cappella dei magi nel Palazzo dei Medici con il fiabesco Viaggio dei Magi, su commissione di Piero de’ Medici nel 1459 o anche in “Il miracolo dell’ostia bruciata e il sanguinante” del 1467 di Paolo Uccello.

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Piero della Francesca

 

Benozzo Gozzoli

Benozzo Gozzoli

Paolo Uccello

Paolo Uccello

Dopo alla metà del Quattrocento si arrivò fino alle maniche “fessurate” dal gomito al polso da una o successivamente da tante finestrelle come nella “Adorazione dei Magi” del 1475 del Perugino o in “Nastagio degli Onesti III” del 1483 di Botticelli.

Perugino

Perugino

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Botticelli

Lo stile rimase quello di un farsetto corto ed elegante, tra il bacino e la vita, con lacci per le calzabraghe o indipendente, dai bottoni frontali e dai gomiti ai polsi, ai laccetti; maniche e corpo vengono realizzate con la stessa stoffa, dello stesso colore, come si vede chiaramente attraverso un excursus di immagini del tempo, ma il farsetto d’arme ha contribuito ad avere verso la metà del 1400 la moda di “un altro paio di maniche” pertanto si potevano anche trovare farsetti dalle maniche di colore diverso dal busto.

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Fino alla metà del Quattrocento i colori scuri, per il farsetto, erano quelli maggiormente usati tra gli uomini adulti, mentre quelli più vivaci e chiari erano lasciati ai più giovani. Il nero era segno di distinzione sociale in quanto difficile da ottenere ed erano solitamente confezionati in panno roscia (tipo l’attuale panno lenci), in velluto, in panno, in damascato, fino a quelli pregiati in tessuto serico distinto da motivi/disegni opachi in rilievo su fondo lucido, tono su tono.

Alla fine del secolo, l’evoluzione del farsetto lascia agli uomini la possibilità di sfoggiare nuove forme e colori come le maniche diverse dal corpo o per lo stesso busto, ma questo avviene appunto alla fine nel XV secolo; in Luca Signorelli (1445 – 1523) si nota questo sfarzo di colori, ad esempio nel particolare della “Annunciazione” del 1492 in cui i due giovani indossano uno un farsetto a righe con maniche verdi arrotolate fino al gomito e l’altro un farsetto verde con maniche arancioni. Il particolare di “un altro paio di maniche” per il farsetto vi vede con Vittore Carpaccio nel “Miracolo dell’Indemoniato al ponte di Rialto” in cui gli uomini indossano farsetti le cui maniche sono fissate al busto tramite lacci creando una sorta di sbuffo con la stoffa sottostante o altro sfarzo di colori sempre con Signorelli alla fine del secolo in “Storie di San Benedetto” presso l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano.

Luca Signorelli, Galleria degli Uffizi, Firenze

Luca Signorelli, Galleria degli Uffizi, Firenze

Vittore Carpaccio, Gallerie dell'Accademia, Venezia

Vittore Carpaccio, Gallerie dell’Accademia, Venezia

Luca Signorelli, Asciano, Siena

Luca Signorelli, Asciano, Siena

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