Vestioevo di Michela Renzi, in occasione della decima edizione di Rivivi il Medioevo a Castell’Arquato, ha presentato “La dama col carlino”, pubblicizzata dall’Ufficio Turistico di Castello e promossa dal Sindaco Ivano Rocchetta. Si trattava di un’allegoria del famoso dipinto di Leonardo da Vinci “La dama con l’ermellino” attraverso una suggestiva sfilata di moda medievale con abiti realizzati personalmente, lungo una linea del tempo “vivente” in collaborazione con Pimp My Pug, di Simona Trecordi per gli amanti dei carlini. Il tutto si è svolto venerdì sera 11 settembre, come apertura al weekend medievale, presso il Lolly’s che per l’occasione è stato addobbato con nastri, candele, decorazioni floreali, giochi di luci e fumo e non poteva mancare il tappeto rosso lungo il quale hanno sfilato le modelle accompagnate da simpatici cani carlini e da un sottofondo musicale a tema.
Nell’immaginario collettivo Medioevo è sinonimo di secoli bui, ma in realtà è un periodo affascinante, pieno di innovazioni soprattutto nel campo dell’abbigliamento infatti, proprio in questi secoli, nasce una brillante moda. Logicamente non dobbiamo immaginarci le grandi produzioni e i marchi internazionali che si impongono sul mercato di oggi, ma una moda comoda, durevole e soprattutto rappresentativa. L’abbigliamento aveva contribuito in tal senso a diffondere l’importanza del proprio status attraverso appunto i propri vestiti e le classi sociali più elevate furono le prime a subirne l’influenza.
Gli abiti sono stati proposti lungo una linea del tempo dal 1000 al 1500 attraverso vesti ispirate a miniature, affreschi, ritratti e varie fonti; dalle tuniche indossate sopra ad una lunga camicia, accessoriate di velo per la testa dell’anno Mille, passando per rappresentativi “bliaut” con ampie maniche fino alle strette “cottardite” abbottonate frontalmente della seconda metà del Trecento per arrivare ad ampie sopravvesti come “pellande” e quattrocentesche “giornee” damascate arricchite da copricapi come inizialmente il velo o il “soggolo” per poi passare a nastri e acconciature decorati insieme ad accessori del periodo come borse, gioielli e il ventaglio a banderuola; abiti, accessori e curiosità del periodo, attraverso fonti storiche, ad esempio le aperture laterali nella sopravveste trecentesca conosciute come “finestre del diavolo” o termini di uso comune come “un altro paio di maniche” per l’abito quattrocentesco, sono stati presentati dalla stupenda voce di Elisa Brugnoni.
Apprezzato e applaudito le dame delle seconda metà del Quattrocento per la loro eleganza, ricchezza dell’abito e ricercatezza negli accessori, soprattutto l’ultima dama accompagnata da due damigelle la quale indossava un abito con strascico che riproponeva le forme stilistiche di Anna di Bretagna, con un singolare ventaglio di piume diffuso con Elisabetta I.
Le acconciature storiche, da semplici trecce a chignon sempre più elaborati e ricchi, sono state realizzate dalla parrucchiera Alessandra Cavallo di Pavia.
Vestirsi divenne moda sempre più ricercata e preziosa e i tagli dimostrano una ciclicità negli stili e nelle forme a distanza di secoli con innovazioni tessili e ornamentali secondo un gusto accurato.
Le modelle hanno sfilato con in braccio cani carlini o, per l’occasione, tenuti con guinzagli e collari realizzati in cotone damascato in tema con l’abito. I simpatici carlini hanno sfilato insieme alle loro dame e si sono mostrati come veri e propri modelli all’altezza del “red carpet”.
Apre la sfilata la dama con indosso un abito dell’XI secolo, composto da una lunga camicia in lino con maniche tubolari e da una tunica più corta e svasata con ampie maniche e bordi decorati con ricami floreali; lo scollo mantiene una linea geometrica, sempre orlato. L’abito è stretto in vita da cordoncino di stoffa con doppio giro è fissato con un semplice nodo. Tipici dell’epoca il decoro frontale e il velo che copre tutto il capo e il collo.
Si prosegue con un abito del XII secolo detto “bliaut” di origine francese indossato sopra ad una lunga camicia di lino, fermato in vita da un’alta cintura in pelle. La particolarità di questo abito sta nelle maniche che si allargano e si allungano sotto al gomito con forma a tromba. Nel periodi so potevano trovare talmente lunghe che, per non raccoglie lo sporco a terra, venivano accorciate annodandole nella sulla parte bassa. I capelli sono completamente coperti dal velo.
Un altro bliaut dalle ampie maniche decorate indossato sopra ad una camicia in lino lunga fino alle caviglie, dalle maniche strette. L’acconciatura tipica del periodo era in uso tra le giovani donne, sono realizzate due semplici trecce avvolte in un nastro di lino.
La dama porta un abito del XIII secolo composto da una lunga camicia in lino, al di sopra una tunica che riprende le caratteristiche della surcot maschile cioè una veste militare che si portava sopra la cotta di maglia. La versione femminile ha un’apertura dall’ascella al fianco che è provvista di lacci tramite i quali si stringe l’abito al corpo. La veste è fermato in vita da una cinturina in pelle la cui lunghezza ricade liberamente sulla parte frontale. Sul capo è indossato il soggolo: un velo fermato da una fascia e da un sottogola in lino.
Attorno alla metà del 1300 l’Europa stava guarendo da una tremenda peste: la peste nera. Nella moda femminile questo significava voler mostrare un corpo sano e bello così gli abiti si fanno più stetti, preziosi e anche i capelli sentono il bisogno di mostrarsi attraverso acconciature via via sempre più elaborate.
La dama per XIV secolo porta un abito detto “cottardita” indossato sopra ad una camicia in lino con maniche chiuse da bottoni in metallo dal gomito al polso, ravvicinati. Sull’avambraccio due fasce di colore diverso da cui scendono lunghi nastri affrappati a foglia di quercia. I tagli sulla gonna sembrano tasche, ma in realtà non hanno fodere, la vera tasca è portata appesa alla cintura in vita. I capelli sono raccolti in trecce laterali fermate da retine dette “crespine”, impreziosite da perle.
Si passa ad un’elegante dama con indosso un abito della seconda metà del XIV secolo composto da una camicia in lino, una veste in lana detta “gonnella” chiusa da bottoni rivestiti della stessa lana e una sopravveste con delle aperture laterali molto ampie conosciute come “finestre del diavolo” perché per gli uomini di chiesa erano fonte di peccato: per le donne erano sinonimo di libertà, negli uomini provocavano pensieri viziosi in quanto lasciavano intravedere le forme del corpo. Sul capo una coroncina di fiori come decorazione ad una semplice treccia.
La dama porta un abito della fine del XIV secolo costituito da una stretta camicia in lino, una veste in damascato verde ed una pesante sopravveste detta “pellanda” chiusa frontalmente da una serie di bottoni in metallo e fermata in vita da una cintura chiusa sulla schiena da un fiocco che riprende gli usi rappresentati nelle opere pittoriche di Piasanello. La sopravveste è provvista dello strascico, non ben visto dagli uomini religiosi in quanto il movimento era paragonato a quello di un serpente. Le maniche larghe sono conosciute come “maniche ad ala”. In mano il ventaglio a banderuola realizzato in tessuto fissato su un bastoncino di legno.
La dama indossa un abito del XV secolo composto da una camicia stretta in lino, da una veste in damascato marrone chiusa su un fianco tramite laccetti, al cui termine si trovano dei fermanodi conosciuto con il termine di “agugelli”, e arricchita da una sopravveste detta “giornea”. Bernardino da Siena, predicatore della prima metà del Quattrocento, attaccò la moda della giornea femminile paragonandola alla coperta che si utilizzava per i cavalli rimproverando le donne che impiegavano troppo tempo al loro aspetto. Sul capo un alto chignon che raccoglie tutti i capelli, avvolto da una semplice treccia.
Per la dama della metà del XV secolo, un abito semplice: una veste in lino con un ampio scollo a V chiuso da lacci, tipico del periodo. L’abito è fermato in vita da una cintura con tasca ed è chiuso sulla schiena da una serie di lacci realizzati a mano attraverso uno strumento in legno chiamato “lucet” che permetteva la produzione di stringhe in lana grazie ad una biforcazione. In testa porta una coroncina di fiori che decora una chignon basso di trecce.
La modella indossa un abito della seconda metà del XV secolo. Al di sopra della camicia porta una in lino blu dagli orli damascati. Quest’abito segnò l’inizio diuna moda “comoda”: la manica corta. Al collo porta il “pomo d’ambra”, un ciondolo in bronzo portaprofumo, un vero e proprio amuleto per il benessere finisco e mentale oltre che un deodorante usato sia da uomini sia da donne.
Un’altra giornea per una dama elegante in damascato verde e oro portata sopra ad una veste del 1460 circa dorata dalle maniche intercambiabili verdi. Nacque il detto “un altro paio di maniche” che, in questo caso, sono fissate direttamente all’abito. La dama porta in vita un cintura in damascato che lascia libera la giornea sulla parte posteriore creando una sorta di mantello. L’acconciatura è arricchita da una fila di perle tanto apprezzate dalle donne veneziane già dalla fine del Trecento.
Per la seconda metà del XV secolo la giovane dama porta una camicia e una preziosa veste in seta indossata con una sopravveste in damascato sprovvista di maniche lasciando in vista le maniche “a finestrelle”: tagli dallo sbuffo, presente sulla spalla, al polso, chiusi da laccetti mettono in mostra la camicia sottostante formando appunto delle finestrelle. La sopravveste è conosciuta con il temine di “gamurra” in quanto presenta la chiusura alta frontale per mezzo di lacci formando un corpetto che si allarga con un’ampia gonna.
La dama indossa un abito della seconda metà del XV secolo costituito da una camicia in lino e una veste in lino rosso chiusa frontalmente e con maniche staccabili fissate con laccetti. L’originale sistema era adottato dagli uomini che mettevano legacci ai bordi e lungo le maniche delle vesti d’arme e venne preso dalle donne come un ottimo spunto per fantasie e decorazioni.
L’ultima e raffinatissima dama indossa un abito francese a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, ricco ed elegante suddiviso in un abito con corpetto con lo scollo quadrato e apertura dalla vita in giù che lascia vedere la gonna sottostante formando un ampio strascico. L’abito è in tessuto serico rosso finemente decorato da dettagli chiari. Rappresenta gli stili di una moda rinascimentale già visibile nel ritratto di Anna di Bretagna della fine del 1400.
Anche la borsa è impreziosita da decorazioni e non ha più la forma di una tasca, ma diventa una vera e propria “pochette” con l’apertura rotonda; in mano un particolare ventaglio apribile ampiamente di moda alla corte della Regina Elisabetta.
Una sfilata di moda singolare e rappresentativa, nata da un’idea personale in una normale giornata di primavera. Si ringrazia il Comune di Castell’Arquato, la Lolly per la concessione del locale, la cara amica Simona Trecordi di Pimp My Pug, l’Ufficio Turistico di Castell’Arquato in particolare Monica, Andrea Alberti per la grafica, Emanuele Franchi e Andrea Lombardi per effetti luci e fumo, Carlo per il video e Stefano e Alessandro per le foto, un grazie speciale va a tutte le modelle e a tutti coloro che hanno partecipato.
Un piccolo assaggio della serata
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