La chiesa di Santa Maria del Castello è un edificio religioso romanico che si trova a ridosso del castello altomedievale di Mesocco. Le pitture murali lungo la parete nord della navata di Santa Maria sono suddivise in tre sequenze di immagini realizzate dal 1459 al 1469; nel registro inferiore si trovano i dodici mesi con momenti della vita agreste e cavalleresca raffigurati in maniera grossolanamente realistica.
Il mese di Maggio è rappresentato da una coppia a cavallo: la donna indossa una veste che in Italia in generale era conosciuta come gamurra, camura o camora in Toscana (al Nord era la socha, zupa o zipa, zippa in Lombardia, al Sud si trova anche come tunica), l’uomo indossa una pellanda.
La gamurra
La veste, indossata direttamente sopra la camicia, poteva avere la vita alta, segnata subito sotto il seno o più bassa come nel caso di questa donna raffigurata in “Maggio”; in questo esempio è visibile l’apertura frontale.
In genere era chiusa da file di bottoni, bottoncini o da cordicelle che per il ceto alto potevano essere di seta finite all’estremità con puntali metallici a volte d’oro o d’argento conosciuti come aghetti o agugelli proprio per la loro forma; le cordicelle venivano infilate in lunghe file di occhielli nelle maiette o magliette cioè anellini di metallo cuciti insieme agli occhielli o in sostituzione di essi.
Le maniche di un altro colore erano in contrasto con il resto della veste e solitamente erano anche di stoffa diversa.
Approfondimento “Un altro paio di maniche” 👆🏻 https://vestioevo.com/2015/08/16/un-altro-paio-di-maniche/
La gamurra era confezionata principalmente con panno di lana, per il ceto medio era semplice, di lana per lo più sfoderata, di panni economici di colore scuro, morello o paonazzo, ma si trovava anche di lino o canapa. La donne che potevano permetterselo, la portavano foderata di un tessuto bianco naturale o di un tessuto scuro.
Colore, stoffa e fodera erano a seconda della stagione: stoffe pesanti e colori scuri erano usati nelle stagioni fredde, stoffe leggere e colori chiari erano per le stagioni calde.
Nei ceti più abbienti non mancavano gamurre di colori brillanti impreziosite da decorazioni e ricami.
La pellanda
La sopravveste aveva una lunghezza che cambiava in base alle occasioni, si trovava corta da indossare tutti i gorni e più lunga da portare durante gli avvenimenti importanti.
La pellanda era foderata in stoffa, in pelliccia nella stagioni fredde, era aperta nella parte frontale chiusa da bottoni che proseguivano fino al collo e si presentava con le maniche ampie. Nel caso di “Maggio” le maniche sono ampie e strette sul poslo da un polsino chiuso da bottoni.
La lunghezza termina in un orlo decorato da intagli semicircolari.
Il collo alto, dal taglio circolare, è chiuso tramite bottoni.
Le maniche ampie terminano con un polsino stretto.
Esempio
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.