Moda quattrocentesca per il mese di Aprile

Aprile è uno degli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia a Ferrara, dipinto da Francesco del Cossa tra il 1468 e il 1470 circa. Un’illuminazione chiara e una costruzione prospettica impeccabile rendono verosimili i dettagli più improbabili e visionari.

Il mondo naturale, i personaggi e le loro attività sono descritte con minuzia e precisione.


I giovani indossano calze solate, giornee dal l’orlo frastagliato, eleganti farsetti e alti berretti di panno.

Le calze potevano essere di vari materiali, dalla comune lana al cotone per gli indumenti di minor pregio, ma anche stoffe molto preziose per i benestanti; erano in genere foderate in lino soprattutto nella parte dell’inguine e della coscia per non procurare fastidio. Solitamente i colori erano brillanti formando un piacevole contrasto cromatico alla vista.


Gli uomini indossano, sopra alla biancheria, il FARSETTO: un indumento aderente e corto. Il termine farsetto deriva da “farsa” cioè ripieno, dato che era foderato, stratificato o imbottito di bambagia o, più economica, di borra ovvero il sotto pelo della pecora.

Il farsetto era una veste a più usi, veniva indossato tra le mura domestiche, in giardino come in “Aprile” del Cossa e anche durante i lavori.

I farsetti indossati erano stretti in vita, chiusi frontalmente da una serie di bottoni e il taglio centrale sulla parte alta della schiena permetteva di avere un collo alto.
Le maniche del farsetto da sopra al gomito alla spalla si mostrano ampie e stette invece sulla parte dell’avambraccio con la parte sottostante tagliata e richiusa per mezzo di laccetti da metà avambraccio al polso, dando una sorta di sbuffo alla camicia.


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SOPRAVVESTI MASCHILI

LA VESTINA

L’uomo a destra indossa un’elegante vestina gialla sopra al farsetto, la foggia sembra quella di una gonnella trecentesca, ma si tratta di una sopravveste dalle maniche e dal busto aderenti e la parte inferiore larga. Come il farsetto, si allacciava frontalmente da una serie di bottoni (bottoniera), arrivava a mezza coscia ed era ristretta in vita da una cintura chiusa posteriormente. Generalmente era foderato in pelliccia e, proprio come in “Aprile” del Cossa, era in vista agli orli e ai risvolti.

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LA GIORNEA

La giornea, indossata sopra al farsetto, era una sopravveste diffusa in tutt’Italia e talmente amata che veniva utilizzata sia nelle stagioni fredde, foderata in pelliccia, sia nelle stagioni calde.

Si trova ampia e aperta ai lati; l’ampiezza si ha da sopra al petto grazie alle cuciture che creano un effetto “a ondine” dovute ad una lavorazione a “cannellatura”, si tratta infatti di giornee cannucciate. Si trovavano in seta, in velluto, in damascato e in broccato, foderate o semplicemente orlate in pelliccia.
La sopravveste era stretta in vita da una cintura chiusa posteriormente di pelle o di stoffa, sotto alla giornea, passando così solo sulla parte posteriore creando dunque una sorta di mantellina che risultava essere più lunga dietro che davanti oppure poteva abbracciare completamente la giornea.
Il taglio tipico della seconda metà del Quattrocento è sullo scollo posteriore a “V”, più profondo rispetto al girocollo tondo frontale.
La giornea poteva essere arricchita da frappe e frange a seconda del gusto personale e in base alla ricchezza di chi la indossava.

Da notare le cinture in pelle chiuse posteriormente.

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Le giovani donne, pettinate con eleganti acconciature impreziosite da nastri, perle e veli, indossavano direttamente sopra alla camicia la GAMURRA. Si trattava di una veste aderente al corpo dalla vita alta, come per le donne in “Aprile” del Cossa, o più bassa (all’ombelico).

La gamurra presentava due chiusure, tramite lacci: una laterale e una frontale. L’apertura sul fianco era stretta da un laccio (a “zig-zag” o ad incrocio) che serviva per ottenere l’aderenza dell’abito al busto, l’apertura frontale era chiusa da un laccio parallelo utile pe creare l’aderenza al petto.
Un altro tipo di taglio alla veste è visibile sul braccio, nella parte sottostante; la manica è aperta da sopra al gomito al polso creando una finestrella fino a metà avambraccio per poi essere stretta fino al polso da un laccetto creando così uno sbuffo della camicia sottostante.


LE SOPRAVVESTI FEMMINILI

LA CIOPPA

La cioppa, realizzata solitamente in tessuti pesanti come panno e velluto e foderata in pelliccia, ma anche in tessuti pregiati come damascato, broccato e panni ricamati in oro e argento, era indossata sopra alla gamurra.

La sopravveste ampia arrivava fino alla punta dei piedi, e oltre, ed era più lunga nella parte posteriore creando uno strascico; si presentava generalmente a vita alta, segnata al di sotto del seno, proprio come per la donna a destra in “Aprile”, in un’elegante e giovanile cioppa di colore rosa. La parte superiore era stretta per poi allargarsi ampiamente dalla vita in tutta la sua lunghezza. La caratteristica di questa veste sta nelle maniche: dotate di aperture dalla spalla al polso. Questo particolare offriva varie possibilità di vestibilitá, le maniche potevano essere indossate mostrando dal taglio le maniche della veste oppure potevano essere lasciate a penzoloni, ricadenti dietro al braccio, come per ca giovane nell’opera del Cossa, mettendo in vista tutta la manica della veste.

Perché rosa? I colori accesi, vivaci erano lasciati alle più giovani, i colori scuri come il nero, il bruno o il paonazzo erano, segno di dignità e saggezza, per le donne più adulte.

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LA PELLANDA

Chiusa frontalmente da una serie di bottoni, la pellanda si mostrava con la parte superiore stretta e la parte bassa molto ampia e lunga. La sopravveste poteva avere maniche ampie “a tromba” o “ad ala” oppure maniche strette come per la donna a sinistra in “Aprile” in una fluente pellanda rosa scuro.

La vita era piuttosto alta evidenziata dalla cintura sotto il seno.

Da notare le cinture in stoffa.

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